Alitalia
Sono un delegato TIM del sindacato autonomo SNATER, ed anche noi ne abbiamo viste di cotte e di crude. Anche da noi, prima che in Alitalia,
sono passati i “capitani coraggiosi” del ragionier Colaninno ed è da quei tempi che ai dipendenti Telecom viene prospettato il solito ricatto: “o accettate dei tagli o mettete a rischio il vostro posto di lavoro”. La tristezza è che questi ricatti vengono propinati dai soliti “ministri della paura”, cioè dai sindacati confederali, anche se i vari manager che si sono susseguiti in Telecom non si sono mai fatti mancare nulla, anzi!
Dal 2000, anno di Colaninno ad oggi, gli organici Telecom sono passati da 100 mila a 47 mila ed i dipendenti hanno subìto tutti gli ammortizzatori sociali possibili, oltre a trasferimenti ed esternalizzazioni con conseguenti licenziamenti. Fortunatamente nell’ultimo periodo i dipendenti TIM hanno iniziato a dire NO: un paio di anni fa lo hanno fatto i lavoratori del commerciale nonostante la minaccia di venire societarizzati (la societarizzazione non è mai stata fatta) ed in questi giorni, sotto la gestione Cattaneo, stanno tutti lottando contro diversi tagli unilaterali in via di applicazione.
I lavoratori Alitalia hanno dato un bel segnale, senza farsi intimorire dai ricatti propinati dai sindacati confederali o dalle ingerenze del governo che vorrebbe lavarsi le mani, hanno detto chiaramente che non sono loro i responsabili della situazione dell’azienda, perché le responsabilità risiedono altrove.
Ma aldilà di queste considerazioni vorrei porre una riflessione che si collega alla legge 146 del 1990, che ha limitato l’esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali, indipendentemente dalla natura giuridica del rapporto di lavoro. In pratica la legge ha regolamentato l’esercizio dello sciopero nei servizi di pubblica utilità ritenuti essenziali per la vita, la salute, la libertà e la sicurezza dei cittadini. In questa logica rientrano quindi anche servizi come i trasporti e le telecomunicazioni e non è un caso che prima di proclamare uno sciopero in questi settori si debbano seguire delle rigidissime procedure, pena pesantissime sanzioni amministrative oltre che penali. Se il concetto di pubblica utilità e di essenzialità del servizio doveva essere fino ad oggi rispettato dai lavoratori Alitalia nell’esercitare il loro diritto di sciopero, questo non può essere oggi ignorato dalle istituzioni dello Stato, lasciando al suo destino la più grande compagnia aerea italiana e compromettendo di fatto un diritto costituzionalmente tutelato come la libertà di circolazione.
Se questo dovesse accadere si potrebbe pensare seriamente a rivedere l’attuale legge di regolamentazione dello sciopero.
Fulvio Macchi
Delegato SNATER - TIM