Meno
Ferie e permessi: due anni e mezzo di attesa, una miriade di disagi per i lavoratori e per le linee tecniche che hanno dovuto gestire una normativa a dir poco magmatica, sei incontri sindacali inconcludenti con l’azienda. Il risultato? Quello che avevamo nel 2016 decurtato di una parte e con l’aggiunta di una miriade di regole restrittive. E intanto il destino della tim come la conosciamo è sempre appeso ad un filo
Meno di quanto avevamo nel 2016 prima dell’applicazione del regolamento unilaterale aziendale
Meno di quanto previsto con i bonus aziendali
Meno libertà di fruizione di ferie e permessi (che vuol dire “congruo” anticipo)
Meno arco temporale per la fruizione dei permessi
Meno ferie libere per i lavoratori con l’istituzionalizzazione delle chiusure collettive
Meno libertà di scelta per monetizzare le festività cadenti di domenica, vedi 2 giugno
Insomma, dopo giorni di riunioni e due giornate di commissioni specifiche sul tema, l’accordo finale non ha neanche una vaga somiglianza con quanto elaborato da tutte le sigle sindacali e presentato unitariamente all’azienda da un rappresentante cgil a nome di tutti. È bastato che durante l’ultima riunione le segreteria di cgil, cisl e uil si riunissero per loro conto e tutto il lavoro unitario è andato in fumo sottoscrivendo un accordo che accontenta veramente solo l’azienda.