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IL BUSINESS DEI PREPENSIONAMENTI

 

Da quando è stato sottoscritto il recente accordo del 27 ottobre 2015 su mobilità, solidarietà ed art. 4, tutti i sindacati, firmatari e non dell’accordo stesso, si sono prodigati a proporre la loro consulenza e quella dei rispettivi patronati, come indispensabile per accedere all’accompagnamento anticipato alla pensione, suggerendo a volte in modo opportunistico addirittura l’iscrizione sindacale.

In realtà, ferme restando le indicazioni aziendali per accedere al prepensionamento, l’unica documentazione utile, ma non obbligatoria, da associare all’adesione non impegnativa è un estratto contributivo recente, recuperabile direttamente on line dal sito INPS, se si è provvisti di apposito PIN, o dallo sportello INPS o da un qualsiasi patronato che, fino a prova contraria, è tenuto a dare il servizio indipendentemente dall’iscrizione sindacale, visto che la prestazione viene comunque remunerata con un compenso statale.

Oltre a questo piccolo ma doveroso chiarimento, ci permettiamo di denunciare un diffuso e sconfortante atteggiamento sindacale che, nella foga di propagandare esodi e prepensionamenti, si sostituisce di fatto alla stessa azienda ed ai suoi funzionari preposti alla gestione del personale.

SNATER non si sottrae ovviamente nel dare supporto ai colleghi che saranno interessati da questo strumento, ma nello stesso tempo non può essere il “promoter” dei prepensionamenti e di un abbassamento costante del turnover occupazionale in questa azienda.

Del resto SNATER non è mai stato concettualmente contrario all’adozione di strumenti non coercitivi, firmando nel passato anche alcuni accordi sulla mobilità. Ma nel caso dell’accordo del 27 ottobre, gli strumenti volontari erano associati anche a quelli coatti come i contratti di solidarietà, oltre che a ingiustificabili strategie finanziarie, ed è anche per questo che non abbiamo sottoscritto l’accordo.

L’attività sindacale non  può essere ridotta ad un business che si sviluppa con i licenziamenti e la perdita dei diritti, come avvenuto con i gettoni presenza nelle procedure individuali per la mobilità o con il depotenziamento della pensione pubblica ed il conseguente proliferare dei fondi integrativi cogestiti da aziende e sindacati.

Forse sbaglieremo, ma noi dello SNATER preferiamo tenerci alla larga da questi business, non adeguandoci a logiche che stanno trasformando il sindacato da un istituto di rivendicazione e di tutela dei diritti dei lavoratori a un’impresa di servizi.

 

FRIULI VENEZIA GIULIA

Trieste, 10 dicembre 2015

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