L’ipotesi dello stop definitivo al progetto da parte del Governo attribuita all’utilizzo del plurale “reti” nel Pnrr inviato a Bruxelles. Ma non c’è niente di ufficiale e si fa urgente una posizione dell’esecutivo. Un’azienda che arriva a perdere quasi il 10% in Borsa sulla base delle “teorie” è un fatto grave e pericoloso. La compagnia: “Indiscrezioni inapproriate, esposto a Consob”

da corrierecomunicazioni.it

Un tonfo in Borsa di oltre il 9%, la sospensione del titolo e un’elevata volatilità: si apre così la giornata di Tim a Piazza Affari sull’onda delle indiscrezioni di stampa – ma è più corretto dire delle “interpretazioni”– che danno per archiviato il capitolo rete unica Tlc.

È Repubblica a cavalcare la tesi sulla base di alcuni passaggi del Pnrr inviato a Bruxelles: secondo il quotidiano l’utilizzo del plurale “reti” e non “rete” – nel capitolo dedicato all’infrastrutturazione ultrabroadband – sarebbe il segno di una scelta orientata a una pluralità di soggetti e non più alla newco unica. Un’interpretazione discutibile, tant’è che in un passaggio dello stesso articolo, l’autore puntualizza che “non c’è niente di ufficiale” e subito dopo parla di “grandi manovre in corso” riferendosi al recente via libera da parte di Enel alla cessione del suo 50% in Open Fiber: il 40% al fondo australiano Macquaire e il 10% a Cassa depositi e prestiti che salirà dunque al 60%. Operazione considerata dal mercato ma anche dagli stakeholder come il tassello primario per mandare avanti il progetto di integrazione fra gli asset di Fibercop (la newco Tim-Kkr-Fastweb) con quelli di Open Fiber.

Nei giorni scorsi l’Ad di Enel Francesco Starace ha sottolineato che “la rete unica forse avrà senso tra tre o cinque anni” aggiungendo che “non mi pare tanto che la rete unica sia stata scartata, ma il vero problema è cosa dobbiamo fare per accelerare la copertura digitale approfittando dell’opportunità del Recovery fund, e poiché quei fondi sono allocati su base competitiva, forse avere più di una rete che compete su aree da coprire risolve il problema”.

Che il Governo debba esprimersi sul dossier rete unica si fa urgente: un’azienda che perde quasi il 10% in Borsa a seguito di un articolo di stampa è un fatto grave e pericoloso.

Colao: “Nostro obiettivo è politico non di assetti societari”
Sulla questione, in occasione di un webinar, stamattina il ministro per la Transizione digitale Vittorio Colao si è limitato a dire che “le questioni societarie le devono valutare le società”. “Noi vogliamo portare fibra, banda larga mobile, qualunque soluzione tecnologicamente atta a dare la banda ultra larga a tutti indipendentemente da dove sono. Lo faremo con delle gare, dei sussidi che potranno andare a degli operatori in concorrenza, a degli operatori in collaborazione o in consorzio. Il nostro obiettivo è politico e di Paese, non di strutture societarie o di assetti societari”.

Intermonte: resta forte l’interesse per la rete unica
Buy su Tim e prezzo obiettivo a 0,65 euro per azione: questo il giudizio di Intermonte che in un report sottolinea il “forte interesse” da parte di vari soggetti in campo a un progetto di rete unica. Secondo Intermonte anche se le indiscrezioni di stampa fossero confermate non precluderebbero accordi di co-investimento nelle zone grigie che “consideriamo necessari per evitare sovrapposizioni e lo spreco di risorse pubbliche e private”. Per Intermonte, inoltre, c’è un “forte interesse” da parte dei diversi stakeholder, a partire da Cdp, “che ha recentemente rafforzato la propria posizione in Open Fiber e nella governance di Tim”, e Macquarie, interessata a massimizzare il proprio ritorno dall’investimento nella società della fibra, Tim e potenzialmente anche Enel, che potrebbe essere interessata in futuri earn out in caso di una combinazione fra Tim e Open Fiber.

In Brasile avanti tutta sull’operazione FiberCo
Intanto in Brasile Tim, in trattativa da marzo con Ihs Fiber Brasil, ha firmato l’accordo per la cessione del 51% di FiberCo Soluções de Infraestrutura, veicolo in cui confluiscono gli asset di rete e la fornitura di servizi di infrastruttura della controllata latino americana. Ihs pagherà a Tim 1,027 miliardi (157,15 milioni di euro circa) e 609 milioni di reais (circa 92,2 milioni di euro) saranno destinati alla liquidità di FiberCo. A FiberCo è stato attribuito un Enterprise Value di 2,6 miliardi di reais (circa 404 milioni di euro). L’operazione “dovrebbe supportare il piano della società per accelerare la fornitura di servizi di connettività in fibra ai clienti B2C e B2B” sottolinea Tim e l’obiettivo di Fiberco è “raggiungere 8,9 milioni di famiglie Ftth entro 4 anni”. Dal punto di vista finanziario Tim prevede con questa cessione di “deconsolidare una parte rilevante del suo Capex, determinando un effetto positivo sul suo flusso di cassa. Parallelamente, prevede di utilizzare i proventi di questa transazione per contribuire a far fronte ai propri obblighi di investimento, come l’acquisizione delle attività di Oi Móvel”.

La precisazione di Tim
“In merito alle indiscrezioni di stampa circolate nella giornata odierna, che hanno determinato un impatto negativo sull’andamento del titolo in Borsa, Tim comunica che presenterà un esposto alla Consob a tutela della società e dei suoi azionisti – si legge in una nota – Tim evidenzia che risultano del tutto inappropriate e prive di riscontri oggettivi le interpretazioni, riportate dagli organi di stampa, relative ai contenuti del Pnrr che ha come scopo la digitalizzazione del Paese e il completamento delle reti nelle aree in cui gli investimenti privati non sono sufficienti”.

“Non si comprende, infatti – prosegue – la relazione tra il suddetto Piano e possibili aggregazioni delle società oggi operanti nel settore, atteso che, come più volte ricordato anche da rappresentanti di Governo, tali aggregazioni rientrano tra le operazioni di mercato rimesse esclusivamente alla volontà delle società coinvolte e dei loro soci”.

I sindacati scrivono al governo
Riguardo al piano sulla rete unica “ci teniamo a dirlo a chiare lettere: riteniamo che il progetto Open Fiber guidato da Tim sia la soluzione migliore per vincere questa sfida”. Lo scrivono Fabrizio Solari, Vito Vitale e Salvo Ugliarolo, segretari generali dei sindacati delle tlc (Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil) in una lettera ai ministri Vittorio Colao (Innovazione tecnologica), Daniele Franco (Tesoro) e Giancarlo Giorgetti (Sviluppo economico, Andrea Orlando (Lavoro).

“Abbiamo letto con grande stupore e rammarico l’articolo apparso su ‘La Repubblica’ mercoledi’ 6 maggio che interpreta pagina 98 del Pnrr come un ‘addio al progetto rete unica nel nostro Paese’, e ci teniamo ad esprimere con chiarezza la nostra opinione riguardo al merito e al metodo di queste comunicazioni”. Ai mercati finanziari, aggiungono le sigle, “le sorprese non piacciono. Gli investitori hanno bisogno di certezze, stabilita’, piani a lungo termine che vengono condivisi e rispettati nel tempo. Lo stesso vale per i lavoratori di questo Paese”.

Nel 2015, proseguono le sigle, “salutammo con favore l’avvio del progetto di una rete unica”. Allora “ci è stato chiesto di partecipare a questo progetto e di remare tutti nella stessa direzione, e noi l’abbiamo fatto sia per il bene del Paese sia perché abbiamo visto, e continuiamo a vedere, in Tim il punto di riferimento per costruire questa rete. Non crediamo che sia un’azienda perfetta, ma è un’organizzazione che da qualche anno si e’ dimostrata attenta a rimediare agli errori commessi nel tempo”.

Sulla rete unica “sembrava di aver trovato una soluzione condivisa dalle parti sociali e sostenuta a livello finanziario da investimenti pubblici e privati”. Le sigle si dicono preoccupate di scelte che non tengono “conto di salvaguardare i livelli occupazionali”. E quindi “qualora il Governo dovesse aver cambiato idea, gradiremmo saperlo in maniera diretta, chiara e tempestiva e sederci ad un tavolo per discutere insieme le scelte nel migliore ed esclusivo interesse del nostro Paese”.

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