Cerchiamo di vedere a che punto siamo e come si correlano i tre argomenti nel titolo e perché ne parliamo oggi facendo il punto sulla situazione attuale.

L’Italia è uno dei pochi paesi dell’Unione Europea che non ha un salario minimo stabilito per legge che sono determinati attraverso la contrattazione collettiva di settore.

La Costituzione Italiana riconosce il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto. Con l’articolo 35 della Costituzione si tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni, promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro, mentre l’articolo 36 recita, Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.

Per la tutela dei lavoratori la legge garantisce la presenza del sindacato nei luoghi di lavoro attraverso la possibilità di costituire Rappresentanze Sindacali Aziendali (RSA). Queste rappresentanze possono essere formate anche da sindacati creati in azienda e non esistenti all’esterno, purché siano firmatari di un contratto collettivo di qualsiasi livello. Tuttavia, la legge del 1970 all’art. 17 vieta ai datori di lavoro la creazione di sindacati di comodo.

CGIL, CISL e UIL hanno avuto un ruolo importante dopo l’abrogazione della scala mobile nel 1992 nella contrattazione collettiva e nella rappresentanza dei lavoratori ad oggi. Tuttavia, le loro posizioni sul salario minimo sono diverse. Ad esempio, la CGIL ha espresso la sua posizione a favore dell’introduzione di un salario minimo legale, mentre CISL e UIL hanno mostrato una maggiore cautela, sottolineando l’importanza della contrattazione collettiva.

Da qualche anno stanno sempre più prendendo piede i cosiddetti “contratti pirata” che sono contratti firmati da sindacati non rappresentativi che possono influenzare negativamente i rapporti di lavoro, portando a condizioni di lavoro sottopagate. Questi contratti possono essere firmati da RSA elette e firmatarie di accordi, anche se la legge lo ripetiamo, vieta la creazione di sindacati di comodo

Proposte per il Salario Minimo in Italia

Ci sono state diverse proposte per l’introduzione di un salario minimo legale. Una delle proposte più recenti è quella di stabilire un salario minimo di 9 euro all’ora.

.Il Movimento 5 Stelle, il Partito Democratico, Italia Viva e Azione hanno espresso il loro sostegno a questa proposta. Tuttavia, il centrodestra, composto da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, non ha fatto alcun riferimento esplicito al salario minimo nei loro programmi. La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso la sua opposizione all’introduzione di un salario minimo, sostenendo che il governo sta elaborando altre soluzioni per garantire retribuzioni dignitose ai lavoratori.

L’introduzione di un salario minimo avrebbe sia costi che benefici. In termini di beneficiari, si stima che l’introduzione di un salario minimo di 9 euro all’ora interesserebbe almeno 4 milioni di lavoratori in difficoltà.

Questi lavoratori sono spesso impiegati in piccole aziende e/o tramite ‘mini-jobs’.

Per quanto riguarda i costi, l’introduzione di un salario minimo è vista da alcuni come una misura a costo zero per le casse pubbliche, poiché sarebbero i datori di lavoro a dover retribuire dignitosamente i lavoratori sottopagati.

Tuttavia, ci possono essere costi indiretti associati all’introduzione di un salario minimo. che potrebbe portare a un aumento dei costi del lavoro per le aziende, che a loro volta potrebbero ridurre le assunzioni e/o aumentare i prezzi dei loro prodotti o servizi

I partiti di opposizione Movimento 5 Stelle, il Partito Democratico, Italia Viva e Azione, nella proposta del salario minimo legale di 9 euro all’ora è stata presentata come un modo per proteggere i lavoratori “poveri” che attualmente hanno una retribuzione inferiore e in molti casi non sono coperti da contratti collettivi. La proposta prevede inoltre che la soglia minima venga aggiornata con cadenza annuale da una commissione ad hoc.

Dall’altra parte il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL), ha espresso una posizione diversa. Cinque consiglieri del CNEL, esperti nominati dalla presidenza della Repubblica, avevano presentato una proposta per “la sperimentazione della tariffa retributiva minima” a partire dai settori più critici. Tuttavia, questa proposta è stata bocciata dall’assemblea del CNEL ed ha concluso che in Italia non è necessario un salario minimo stabilito per legge, sostenendo che un salario minimo per legge, “se ben implementato all’interno dei meccanismi della contrattazione collettiva, non indebolisce ma rafforza la stessa”.

In questo scenario riteniamo fondamentale una legge sulla rappresentanza.

In primo luogo, una legge sulla rappresentanza sindacale fornisce un quadro giuridico che riconosce e protegge il diritto dei sindacati autonomi di rappresentare i loro membri. Questo è particolarmente importante in un contesto in cui i sindacati autonomi possono essere visti come minacciosi o non rappresentativi da parte di altri attori del mercato del lavoro, come i datori di lavoro o i sindacati più grandi e stabiliti.

In secondo luogo, una legge sulla rappresentanza sindacale può aiutare a garantire che i sindacati autonomi abbiano un ruolo nella contrattazione collettiva.

Questo è fondamentale per garantire che i diritti e gli interessi dei lavoratori rappresentati da questi sindacati siano adeguatamente considerati nelle negoziazioni sui salari, le condizioni di lavoro e altri aspetti del rapporto di lavoro.

In terzo luogo, una legge sulla rappresentanza sindacale può contribuire a garantire che i sindacati autonomi abbiano accesso a meccanismi di risoluzione delle controversie e di protezione legale. Questo può essere particolarmente importante per i sindacati autonomi che rappresentano lavoratori in settori o occupazioni in cui i diritti dei lavoratori sono spesso violati o ignorati.

Infine, una legge sulla rappresentanza sindacale può contribuire a rafforzare la legittimità e la credibilità dei sindacati autonomi. Questo può aiutare a garantire che i sindacati autonomi siano riconosciuti come interlocutori validi e affidabili da parte dei datori di lavoro, dei lavoratori, del governo e di altre parti interessate anche se a scapito di sindacati più inseriti in un tessuto socio-politico e che fino a qualche anno fa godevano del bonus 33% a tavolino in ogni elezione sindacale.

Rinnovi contrattuali

Negli ultimi tempi, si sono rinnovati contratti con la diminuzione del tempo di lavoro, e una richiesta moderata di aumento del potere d’acquisto. Le richieste di riduzione dell’orario di lavoro sono state fatte per diverse ragioni. In alcuni casi, i sindacati hanno sostenuto che la riduzione dell’orario di lavoro potrebbe aiutare a salvaguardare l’occupazione in settori in difficoltà. In altri casi, la riduzione dell’orario di lavoro è stata vista come un modo per migliorare la qualità della vita dei lavoratori e per garantire un migliore equilibrio tra vita professionale e vita privata.

La riduzione dell’orario di lavoro potrebbe non essere sufficiente a garantire un aumento del potere d’acquisto dei lavoratori, se l’aumento salariale è troppo basso.

Come SNATER Lazio auspichiamo che le proposte sulla rappresentanza sindacale e il salario minimo vengano messe in atto, questo per ridare fiducia ai lavoratori/elettori che come nelle elezioni politiche si allontanano sempre più da una classe dirigente politica/sindacale che non rappresenta le necessità dei cittadini/lavoratori. Ovviamente queste premesse saranno necessarie per il prossimo CCNL-TLC scaduto ormai da tempo che a seconda degli equilibri che deriveranno dalle prossime elezioni potrà o meno portare dei benefici ai lavoratori del settore.

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