La mobilitazione, proclamata dalla Smart Workers Union il 28 ottobre, per opporsi alle linee guida di Brunetta sul lavoro agile: “Regole non in linea con quanto previsto dal Pnrr sul fronte digitalizzazione. Così non si favorisce benessere dei lavoratori e si contribuisce ad aumentare le emissioni di CO2 nel paese”
da corrierecomunicazioni.it
Sciopero per lo smart working. La Smart Workers Union ha proclamato per giovedì 28 ottobre la mobilitazione di tutto il personale amministrativo, informatico e con mansioni remotizzabili e telelavorabili del pubblico impiego in tutti i comparti, per protestare contro il rientro in presenza dei dipendenti pubblici disposto dal ministro Brunetta. Si tratta del primo sciopero di questo tipo.
” Gli atti normativi predisposti dal Ministro – spiega il sindacato – non sono in linea con la digitalizzazione della pubblica amministrazione (Pnrr), non favoriscono il benessere dei lavoratori pubblici non conciliando i tempi di vita/lavoro e contribuiscono ad aumentare le emissioni di CO2 nel paese”.
Secondo il sindacato il rischio che i provvedimenti cancellino il lavoro agile nella pubblica amministrazione e azzerino l’esperienza positiva di questi mesi è molto alto, è necessario dare un segnale forte di contrarietà.
La critica alle linee guida allo smart working nella PA
La Smart Workers Union critica fortemente lo schema di linee guida consegnato dal ministro della PA, Renato Brunetta, ai sindacati. Le regole se adottate così come presentate, secondo il sindacato, determineranno l’abbandono del lavoro agile in tutte le amministrazioni pubbliche per l’impossibilità di assicurare tutte le condizioni sancite nelle linee guida.
Lo schema propone il modello che si sta discutendo all’Aran nel contratto delle funzioni centrali, da una parte uno smart working assistenziale slegato all’orario e al luogo della prestazione lavorativa e dall’altra un rigido lavoro da remoto dove luogo e tempo di lavoro vengono controllati dall’amministrazione di appartenenza.
“Troppe le condizionalità ed i vincoli richiesti per adottare una delle due formule di lavoro agile tra cui – spiega la Smart Workers Union – in nessun caso può essere utilizzato una utenza personale o domestica del dipendente per le ordinarie attività di servizio”.
E in questo senso, vista anche la situazione economica di molte amministrazioni, la maggior parte degli enti pubblici rischia di non assicurare ai propri dipendenti la connessione e la dotazione tecnologica per il lavoro agile.
“Inoltre non va dimenticato che entrambe le formule non sono per tutto il personale, ma solo per una parte perchè la prestazione lavorativa ordinaria rimarrà quella in presenza – si spiega -Fino al 31 dicembre 2021 riteniamo che non bisognerebbe abbandonare lo smart working emergenziale per non disperdere le esperienze positive e per contenere i pericoli della diffusione del virus. Anche sul riferimento all’accordo individuale, che le linee guida prevedono obbligatoriamente, pensiamo vadano mantenute le misure semplificate previste dal decreto 34/2020”.
Da segnalare anche il fatto che Brunetta è intervenuto su materie “che dovrebbero essere decise dalla contrattazione nazionale e poi da quella decentrata”.
Un quadro, quello delinato, che conferma la “volontà di non adottare il lavoro agile su larga scala nella pubblica amministrazione, un motivo in più per aderire allo sciopero da noi proclamato per il diritto allo smart working il 28 ottobre 2021, visto che il prossimo incontro con Il Ministro è previsto per la prima settimana di novembre”.