IL RICORDO DEI COLLEGHI CHE NON TORNERANNO

SNATER Lazio

Giusto a marzo dello scorso anno, era di pomeriggio, fummo avvisati che avremmo dovuto lasciare le sedi e svolgere il lavoro da casa.

Eravamo ancora disorientati sul quello che stava accadendo quando arrivò la notizia che un lavoratore del call center “Youtility Center” era morto colpito da CoronaVirus.

Emanuele lavorava in un “pollaio” con centinaia di altri colleghi, in un open space dove tutti parlano e parlano…..e l’aria si riempiva di virus. Aveva 34 anni.

Lo vogliamo ricordare oggi, ad un anno della sua scomparsa, perché il suo sacrificio ci ha costretto a prendere coscienza del pericolo che tutti correvamo, ovvero la PANDEMIA negli uffici.

All’epoca non si utilizzavano le mascherine, anzi le mascherine erano introvabili e costosissime; non si trovavano l’igienizzanti per le mani; la promiscuità dei bagni veniva tollerata per contenere i costi; alcuni responsabili sottostimavano e ritardarono l’assegnazione degli strumenti informatici per ostacolare il lavoro da casa; altri minacciarono i TOF per farli entrare nelle case delle persone. Comportamenti criminali che abbiamo sempre denunciato agli istituti di vigilanza.

Emanuele suonò la campana per noi, per avvertirci  del pericolo.

E noi non possiamo far altro che ricordarlo.

Non possiamo però non denunciare quanto è accaduto ovvero la costruzione di veri e propri “pollai” dove la salute dei lavoratori non solo del caring è costantemente minacciata.

Ricordiamocelo quando rientreremo nelle sedi e siate pronti a denunciare se noterete carenze sulla sicurezza del lavoro ne va della nostra vita e del sacrificio di Emanuele. Si lavora per Vivere!

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