da ilfattoquotidiano.it

L’Unione europea va in ordine sparso sul telelavoro e il settore pubblico non fa eccezione: alcuni Paesi lo incentivano, altri vogliono far tornare i dipendenti pubblici in ufficio. La maggior parte dei 27 Stati membri ha leggi in materia, ma alcuni Paesi lasciano la regolamentazione alla contrattazione collettiva. Secondo Eurostat, nel 2019 la media europea dei telelavoratori era del 5,4%. I Paesi Bassi e la Finlandia avevano il record continentale con il 14,1%. Nella Ue il 36,5% dei lavoratori ha iniziato a lavorare da casa per la pandemia, rispetto al 15,8% prima del Covid. In un sondaggio di luglio 2020, il 78% dei lavoratori dei 27 Paesi Ue ha dichiarato che, dopo la pandemia, preferirebbe continuare a lavorare da casa almeno occasionalmente.

Germania. Prima della pandemia, quasi il 20% dei circa 3 milioni di dipendenti pubblici tedeschi lavorava da remoto più volte al mese. Le misure contro il Covid hanno accelerato la transizione. Il governo di Berlino vuole incentivare il telelavoro pubblico, ma le amministrazioni comunali scontano i ritardi nella digitalizzazione: dei 14mila dipendenti della città di Francoforte solo poco più della metà potrebbero lavorare da casa. Secondo il Comune, nel primo quadrimestre solo 1.900 impiegati hanno usato lo smart working. Il 10 settembre scatteranno nuove regole per il lavoro in remoto: enti pubblici e aziende private potranno chiedere ai dipendenti di tornare in ufficio con regole di distanziamento, test per i lavoratori (che non sono tenuti a comunicare se sono vaccinati) e mascherine obbligatorie negli spazi comuni.

Francia. Il télétravail non è più obbligatorio da ieri, ma ormai è entrato negli usi e costumi dei francesi. Il 13 luglio scorso governo e sindacati hanno firmato un accordo-quadro, entrato in vigore ieri, che prevede che i dipendenti pubblici possono concordare fino a tre giorni di smart working a settimana. La misura, volontaria, è prevista per tutti i funzionari, sempre che le mansioni lo consentano (sono esclusi per esempio insegnanti e poliziotti). Potrebbe riguardare la metà dei 2,5 milioni di dipendenti pubblici. Lo smart working è diventato la norma in Francia dal primo lockdown del 17 marzo 2020. Nel settore pubblico si è imposto: circa l’80% dei dipendenti pubblici ha lavorato da casa nel primo lockdown. Prima del Covid, il télétravail riguardava saltuariamente meno del 5% dei funzionari.

Spagna. Madrid spinge il telelavoro e lo ha inserito nell’Agenda 2039. Il 14 marzo 2020 oltre 2 milioni di dipendenti pubblici hanno iniziato in massa lo smart working per via della pandemia. A settembre 2020 il governo lo ha regolato per decreto e il 12 aprile scorso lo smart working è stato introdotto nell’accordo nazionale di lavoro: 230.395 dipendenti pubblici, salvo quelli delle forze dell’ordine e gli insegnanti, possono scegliere il telelavoro tre giorni a settimana. Dai prossimi concorsi vi saranno assunzioni dedicate a chi vuole farlo in modo continuo.

Finlandia. Con la pandemia, un’indagine di maggio 2020 ha mostrato che circa il 97% dei dipendenti pubblici aveva iniziato o aumentato la frequenza del lavoro a distanza.

Irlanda. La Strategia nazionale per il lavoro a distanza punta a fare in modo che il telelavoro divenga la norma per il 20% dei dipendenti pubblici.

Romania. È uno degli Stati Ue con i livelli più bassi di telelavoro sia prima (0,4% dei lavoratori nel 2018 e 0,8% nel 2019) sia durante la pandemia, ma con il Covid la diffusione è raddoppiata. Dall’inizio della pandemia oltre il 50% del personale dirigente e dirigenziale pubblico ha comunque utilizzato qualche forma di telelavoro.

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