Banda larga, rete unica a un passo dall’accordo per la fusione tra l’infrastruttura di Open Fiber e quella di Tim. Valore stimato 25 miliardi

Dopo due anni di gestazione tra mille stop and go, il progetto di creazione di una rete unica in fibra ottica attraverso la fusione degli asset di Tim e di quelli Open Fiber, entrambi partecipati dalla Cassa Depositi e Prestiti, è a un passo dalla svolta. Per le 18 di domenica 29 maggio sono convocati i consigli di amministrazione straordinari di Cassa Depositi e di Tim che sono chiamati ad esprimersi sull’accordo d’intesa (in gergo memorandum of understanding o mou) che definirà il percorso che potrebbe portare il Paese ad avere un’unica infrastruttura in fibra ottica ottimizzando investimenti e accelerando i tempi di posa.
L’appuntamento arriva a valle di una settimana di approfondimenti, condivisi anche con i fondi azionisti della rete Tim, Fibercop (Kkr) e di Open Fiber (Macquarie). Dentro la cornice dell’accordo ci sarà molto da scrivere: dovranno essere definiti il perimetro e i valori degli asset che verranno assegnati alla nuova società, di cui va stabilita la governance e dovranno essere ottenute le diverse autorizzazioni regolamentari. Il precedente memorandum, siglato da Tim e Cdp nell’agosto del 2020 e poi rimasto lettera morta, accordava sette mesi di tempo per arrivare, a valle dei processi di due diligence sugli asset, a un accordo sulla fusione, a cui sarebbe poi seguita una fase esecutiva e autorizzativa dai tempi incerti.
A rendere la strada meno complicata di allora c’è la disponibilità di Tim a rinunciare al controllo della futura rete unica, che anzi l’ex monopolista sembra intenzionato a scorporare e monetizzare, quantomeno in parte, per ridurre il suo enorme debito e riconquistare un merito di credito di qualità.
Gli analisti di Intermonte assegnano all’infrastruttura un enterprise value (capitalizzazione più debito) di 25 miliardi di euro, di cui 16,7 riferibili ad asset di Tim e 8,6 a Open Fiber, con possibili sinergie – secondo indiscrezioni – di 4-5 miliardi. Per assegnare un valore alla Netco di Tim “è cruciale capire le valutazioni degli asset” ma anche “l’ammontare di debito che potrebbe esservi allocato”, sottolinea Equita.

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